26 agosto 2007

Tiu ĉi posto PRI ESPERANTO estas skribita preskaŭ nur en Itala lingvo (Parto I)_Questo post SULL’ESPERANTO è scritto quasi solo in Italiano (Parte I)

Mi skribas tiu ĉi posto preskaŭ nur en Itala lingvo, ĉar ĝi traktas de gramatikaj reguloj de Esperanto. Mi ĝuste nekredas ke mi povus doni lecionojn al kiuj jam leĝas, parolas kaj skribas la zamenhofan lingvon. Do ĉifoje mi min adresas nur al miaj tri italaj leĝantoj sen eĉ baza kono pri argumento.
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Scrivo questo post quasi soltanto in Italiano perché esso tratta delle fondamentali regole grammaticali della lingua Esperanto. Non credo proprio di poter dare lezioni a chi sa già leggere, scrivere e parlare la lingua di Zamenhof. Questa volta quindi mi rivolgo soltanto ai miei tre lettori italiani del tutto digiuni dell’argomento.

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Per non dilungarmi eccessivamente sarò costretto a dividere in due parti sia le note introduttive, sia la breve trattazione riguardanti le suddette regole.

A) Introduzione: (I parte)

Iniziamo col dire che L. L. Zamenhof, che era un buon conoscitore di lingue fin da giovanissimo, ha inteso seguire fin dall’inizio un preciso criterio: quello di eliminare tutto l’eliminabile, il superfluo, ciò che egli giudicava tale facendo continue comparazioni con moltissime lingue naturali, e scegliendo sempre le soluzioni grammaticali, lessicali e sintattiche più semplici purché efficaci. Senza rischiare quindi di creare una lingua monca o inespressiva. Sappiamo come egli ci sia riuscito perfettamente. E come le centinaia di linguisti di tutto il mondo che hanno ereditato il suo patrimonio rispettando i principi fondamentali da lui fissati (di cui accenneremo nella II parte), abbiano continuato per decine di anni, e continuano ancora, ad arricchire e perfezionare mirabilmente la creatura del poliglotta polacco.

Tanto che l’Esperanto è a tutt’oggi l’unica lingua ausiliaria pianificata pronta all’uso per tutti gli esseri umani in qualsiasi Paese del mondo. Perché da oltre un secolo essa è sperimentata costantemente da una crescente moltitudine di persone, fino a diffondersi in quasi tutti i Paesi del mondo dove oggi la studiano e la parlano alcuni milioni di individui in prevalenza autodidatti, a dimostrzione della sua facilità di apprendimento e della sua “funzionalità”. Ovviamente l’avvento di Internet sta accelerando questa diffusione. Io, con questo blog molto dilettantesco, spero di dare il mio contributo, seppure microscopico. (Segue nella II parte)

Da queste premesse e dalle altre che vedremo nella II parte, ne è scaturita una lingua che ha soltanto sedici regole grammaticali fondamentali e nessuna eccezione. Dobbiamo comunque dire che, nel corso dell’evoluzione dell’Esperanto, e in base ai moderni studi sull’insegnamento delle lingue, anche i fondamenti grammaticali dell’Esperanto sono divenuti più complessi, a ulteriore riprova del suo perfetto equipararsi alle più diffuse lingue naturali esistenti, ma lo spirito “essenzialistico” è rimasto lo stesso. A noi in fondo le alte specializzazioni accademiche non servono.

In questa prima puntata vediamo le prime 5 regole:

ALFABETO

A a, B b, C c, Ĉ ĉ, D d, E e, F f, G g, Ĝ ĝ,

H h, Ĥ ĥ, I i, J j, Ĵ ĵ, K k, L l, M m, N n,

O o, P p, R r, S s, Ŝ ŝ, T t, U u, Ŭ ŭ, V v, Z z.

A) Le Regole: (I parte)

1) L’articolo indefinito non esiste; esiste soltanto l’articolo determinativo invariabile la per tutti i generi, casi, e numeri.

2) Il sostantivo è caratterizzato dalla finale -o; per formare il plurale si aggiunge la finale -j. Esistono soltanto due casi: nominativo e accusativo; il secondo deriva dal nominativo con l’aggiunta dalla finale -n. Gli altri casi sono espressi mediante preposizioni.

3) L’aggettivo termina con la finale -a; casi e numeri come per il sostantivo. Il comparativo si forma con pli e la congiunzione ol; il superlativo con plej e la preposizione el.

4) I numerali fondamentali sono: nul, unu, du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naŭ, dek, cent, mil. Le decine e le centinaia si formano con la semplice unione dei numerali. Per indicare i numerali si aggiunge la finale dell’aggettivo -a; per i moltiplicativi il suffisso -obl; per i frazionari il suffisso -on; per i collettivi si aggiunge il suffisso -op; per i distributivi si usa la preposizione po. I numerali possono essere usati anche come sostantivi e avverbi.

5) I pronomi personali sono: mi, vi, li, (li riferito al genere maschile), ŝi (riferito al genere femminile). ĝi (riferito al genere neutro, per animali o cose), si (riflessivo), ni, vi, ili e oni (oni indefinito). In alcune espressioni poetiche o familiari il pronome di seconda persona singolare può essere ci. I pronomi e gli aggettivi possessivi si formano con l’aggiunta della finale -a dell’aggettivo. La declinazione è come per i sostantivi.
(Le altre 11 regole seguiranno prossimamente nella II parte)

Tra le tante pagine in rete, per consultare un’analoga spiegazione delle 16 regole (e confrontarle), ho scelto quella indicata da Wikipedia alla quale rimando:

http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

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